IL MILLEPIEDI DISTRATTO
Piero era un millepiedi distratto, dimenticava sempre qualcosa, non
lo faceva di proposito ma era fatto così, era un po’svagato,
un pò sognatore e, si sa, i sognatori fanno fatica a tenere i
piedi ben saldi a terra, soprattutto quando sono mille.
Ogni mattina, prima di uscire dalla sua tana di terra scura e soffice,
si lavava ben bene il corpo allungato, si ungeva con olio profumato
per rendere il suo nero più lucido, si modellava sulla testolina
di un tondo appena accennato uno dei suoi copricapo colorati, intonati
al colore del cielo, e quindi al suo umore, prendeva uno dei suoi bastoni
da passeggio ed era pronto. Metteva fuori prima la testa poi, lentamente,
il corpo, dal suo buchetto di terra, si guardava intorno con aria soddisfatta
e sospettosa e, puntualmente, ogni mattina, si accorgeva...di avere
una scarpa slacciata!
Non era mai la stessa del giorno precedente, ma era sempre una di quelle
sistemate nelle posizioni più difficili da raggiungere e, una
volta fuori dalla tana, Piero doveva compiere difficilissimi esercizi
da contorsionista, doveva diventare ancora più snodabile di quanto
sa essere di solito un millepiedi, ma alla fine ci riusciva e poteva
essere veramente inappuntabile, anche nelle calzature.
Ma questa operazione gli portava via tanto di quel tempo che arrivava
sempre tardi agli appuntamenti, non era mai preciso nel timbrare il
suo cartellino, perdeva tutti i treni, gli autobus e i tram, spesso
doveva rinunciare anche al cinema.
Il suo amico bruco Giorgio glielo diceva sempre, di comperare i mocassini,
che sono anche più a buon mercato, ma lui affermava convinto
che il vero signor millepiedi si riconosce dalle scarpe, che devono
essere rigorosamente con i lacci, come quelle del suo cugino ricco Giacomo
che viveva in una grande tana nel prato di lavanda di un castello irlandese.
E quando Giorgio ,verde dalla rabbia per un discorso che non riusciva
ad essere convincente, gli rammentava che il cugino sir Giacomo aveva
più di cento camerieri e valletti che ogni mattina si affaccendavano
intorno a lui per legargli le stringhe delle scarpe che altre cento
e più servette avevano lucidato col panno umido, Piero il millepiedi
distratto rispondeva sicuro che il vero signore non ha bisogno di servitù
per dimostrarlo e che lui non avrebbe mai portato scarpe proletarie
senza lacci.
Così il nostro amico era diventato per tutti Piero il distratto;
per strada i monelli lo indicavano col dito e intonavano filastrocche
per prenderlo in giro, come quella che diceva: "Piero, Piero tutto
nero, sei arrivato tutto intero, tutto intero ma stai attento, hai un
laccio a tradimento!" Nessuno lo invitava più alle cene
o agli spettacoli; le ragazze carine ma superbe sui loro mille tacchi
a spillo, dopo un paio di appuntamenti con lui, lo evitavano, preferendogli
innamorati più puntuali e meno distratti, poco contava se erano
meno signorili e indossavano zoccoli o ciabatte.
Piero affermava di essere contento così, diceva che per lui niente
poteva valere di più di un'aria distinta ed era orgoglioso delle
sue mille scarpe di foggia inglese, se le guardava ammirato mentre passeggiava
soddisfatto roteando il suo bastone di bambù.
Ma la scarsa considerazione degli altri cominciava a pesargli e, anche
se non lo dava a vedere -un vero signore non mette in piazza le sue
emozioni, soprattutto se sono spiacevoli- il nero lucido del suo corpicino
allungato andava assumendo un aspetto sempre più spento, la sua
andatura era sempre meno saltellante e sempre più strisciante,
i suoi occhi conservavano il luccichio di un tempo, ma non era più
la curiosità del mondo il motivo del loro splendore.
Un brutto giorno, nella piccola comunità di quel prato di periferia,
avvenne una terribile disgrazia: il bruco Giorgio, abbagliato dal colore
delle ali della farfalla Genoveffa, precipitò in una buca profondissima
e non riusciva più a risalire. Tutti i piccoli animali si erano
mobilitati per portarlo in salvo, mentre la moglie del bruco, Marina,
si strappava i capelli e urlava per la disperazione, inutilmente consolata
dalle comari.
Gli scarabei pompieri avevano portato la scala più lunga che
avevano in dotazione ma Giorgio non riusciva ad afferrarla nemmeno con
la punta delle dita, le formiche avevano gettato nella buca il tappeto
elastico che utilizzavano per gli allenamenti della loro regina, ma
i salti del povero bruco non arrivavano più in là della
metà del baratro in cui era caduto, le api e le vespe avevano
rotto la teca di cristallo in cui era gelosamente custodito il pungiglione
più lungo della loro famiglia di insetti ma non ci fu niente
da fare, neanche loro riuscirono a pizzicare ed afferrare il triste
Giorgio sempre più spaventato.
Intorno alla buca si era sistemata una processione di mantidi che, con
le manine giunte, invitavano i presenti a pregare per la salvezza, o
almeno per l'anima, dello sfortunato fratello che, dal fondo, piangeva
più forte e faceva gesti di scongiuro.
Per ultimo arrivò Piero, con passo affrettato ma inciampante
per le scarpe male allacciate; si affacciò dall'orlo del buco,
vide giù giù in fondo l'amico che piangeva e si rialzò
con gli occhi più lucidi del solito.
Ma non si perse d'animo: con movimenti da acrobata goffo ma deciso sfilò
dai buchi tutte le stringhe e ne fece una corda lunghissima, che arrivò
fino ai piedi del bruco.
Giorgio si strinse alla vita quel filo salvatore e fu issato su senza
fatica da quattro robusti cervi volanti. La folla di insetti correva
di qua e di là, abbracciavano Giorgio per la gioia dello scampato
pericolo e stringevano le zampe a Piero che consideravano un eroe .
Da quel giorno il millepiedi è sempre Piero il distratto, ma
per strada tutti gli sorridono e lo salutano con rispetto; i bambini
lo fermano per farsi raccontare l'avventura del salvataggio; le donne
cadono ai suoi piedi per stringere i lacci della solita scarpa dimenticata.
Il suo amico Giorgio, quando lo incontra, lo prende ancora in giro per
la mania delle scarpe inglesi, ma lo guarda con una luce diversa negli
occhi, perché ha capito che sul sentiero della vita ci sono tante
buche nascoste e solo i veri amici ci aiutano ad evitarle...o ci tirano
fuori!