Il caro nonno Asdrubale
lasciò un’eredità,
a noi toccò una macchina
di sessant’anni fa,
un tipo d’automobile
che ridere può far
ma ridere per ridere
papà ci volle andar.
E dopo dieci, venti,
trenta scoppi del motor,
la gente tutta intorno
gli gridava con calor:
(Rit.)
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, perché così non va!
Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
La buona zia Felicita,
che oscilla sul quintal,
d’inverno la domenica
sui monti va a sciar;
vederla è uno spettacolo
col suo maglione blu
ma nella neve soffice
sprofonda sempre più.
E dopo dieci, venti,
trenta sforzi per partir,
rimane lì impalata
mentre intorno sente dir:
(Rit.)
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, perché così non va!
Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
Di scena sono i missili
e i razzi a propulsion,
qualcuno entra in orbita
qualcuno fa eccezion;
poi quelli che ricadono
in fumo se ne van,
son cose che succedono
ma si rimedieran.
Fra dieci o quindicianni
per la luna partirem
e questo ritornello
forse ancora sentirem:
(Rit.)
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, perché così non va!
Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”
“Dai, dai, dai!!!
Dagli una spinta!
Dagli una spinta, vedrai che partirà!”