Tratto da P. CREPET,Non siamo capaci di acoltarli,
Einaudi, Torino 2001
LETTERA A UNA BAMBINA CHE STA PER NASCERE
Cosa hai sentito finora del mondo attraverso l'acqua e
la pelle tesa della pancia di mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie
imperfette delle nostre paure? Riusciremo a volerti senza pretendere, a
guardarti senza riempire il tuo spazio di parole, inviti, divieti? Riusciremo
ad accorgerci di te anche dai tuoi silenzi, a rispettare la tua crescita
senza gravarla di sensi di colpa e di affanni? Riusciremo a stringerti senza
che il nostro contatto sia richiesta spasmodica o ricatto d'affetto?
Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni -segnali a volte sfacciati
delle nostre assenze- ma di attenzioni. Vorrei che gli adulti che incontrerai
fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più
saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo
in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono
meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli
aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche
quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende
la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività,
acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i
migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare:
così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia
della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe
la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti,
né pietire uno sguardo o un'ora d'amore.
Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia.
Adora la tua inquietudine finché avrai forze e sorrisi, cerca di
usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili.
Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio con curiosità,
rispetta anche la loro paura eccessiva.
Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare
il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi
e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai
quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.