Diritto a un futuro senza violenza in famiglia:
strumenti ed esperienze in Italia e in Europa
per fermare l'effetto domino su minori e madri
Spazio Europa, gestito dall'Ufficio d'informazione in Italia del Parlamento europeo
e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea
via IV Novembre n°149 – Roma
ore 14.30-18.00
A organizzare la conferenza, la Fondazione Pangea Onlus (www.pangeaonlus.org), impegnata da sempre, all’estero e in Italia, nel contrasto alla violenza di genere.
Durante l’appuntamento, che vedrà la partecipazione, tra gli altri, dell’Onorevole Vanna Iori, Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza, si parlerà di violenza assistita (in particolare, di quella forma di violenza che il minore subisce assistendo ad atti di maltrattamento da parte del padre sulla madre) e si farà il punto, con associazioni ed esperti, sui risultati del Progetto transnazionale, finanziato dal Programma Daphne della Commissione Europea, B-SIDE: a Barrier to Stop the In-door Domino Effect (www.cwdv-abarriertostopindoordominoeffect.eu), nato per cercare una strategia comune sul tema della violenza assistita, in mancanza di politiche e servizi essenziali e sistemici nel nostro Paese e, più in generale, in Europa.
L’esposizione sempre più frequente dei bambini a svariate forme di violenza in famiglia può seriamente comprometterne il benessere, lo sviluppo personale e l’interazione sociale, sia nell’infanzia che nell’età adulta. Il messaggio distorto che viene appreso dai bambini è che l’abuso è normale, è accettabile e tutto questo crea un effetto-domino di violenza senza fine. Crescendo, infatti, i minori che sono stati testimoni e hanno vissuto la violenza sono maggiormente esposti a sintomatologie post-traumatiche e problemi relazionali rispetto a quelli che non hanno sperimentato questo tipo di situazioni. Soprattutto, una volta diventati adulti, c’è un maggior rischio di perpetuare la violenza, perpetrandola o subendola.
L’obiettivo del Progetto Daphne era quello di mettere a confronto esperienze di diversi Paesi, per:
- realizzare programmi di recupero destinati a elaborare e superare individualmente e insieme il vissuto traumatico, così da recuperare la fiducia in sé stessi come singoli individui e la relazione madre/figli come famiglia;
- sviluppare nei diversi Paesi un metodo unico di valutazione, monitoraggio e impatto sui beneficiari coinvolti;
- promuovere una maggiore conoscenza e consapevolezza del tema nell’opinione pubblica e proporre modalità di intervento nuove rispetto a questo fenomeno tra le operatrici e gli operatori pubblici e del privato sociale.